CALABRIA

domenica 28 ottobre 2012

I LUOGHI SACRI DELL'ASPROMONTE : LA MADONNA DI POLSI





Sono siciliani, più particolarmente messinesi che, durante l'imperversare delle prime persecuzioni contro i Cristiani, abbandonano l'isola e si esiliano in una delle più profonde e sperdute valli dell'Aspromonte, Polsi, in Calabria. Qui erigono una prima chiesetta sormontata da una croce. Nell'anno 313 l'editto di Costantino concede la libertà di culto e gli esuli di Polsi ritornano alla loro terra d'origine. La valle  per moltissimo tempo non risuona più di sacri canti e la chiesetta cade nell'oblio. Nessuno osa avvicinarsi ai luoghi dominati dalla Maga Sibilla, nemica dei Cristiani. 
Nel 1144 un pastore rompe l'incantesimo  e si spinge fino a Polsi in cerca del suo giovenco smarrito. Quì trova l'animale in ginocchio davanti alla Croce di ferro che ha riportato alla luce scavando con le zampe. In quel medesimo istante al pastore di nome ITALIANO, di Santa Cristina d'Aspromonte e che sosta in preghiera, appare la Madonna che indica il punto esatto in cui si dovrà costruire la chiesa a Polsi.
Un'altra tradizione colloca ,al posto del pastore, il conte Ruggero in una battuta di caccia. Ma sono i monaci Basiliani che, ben organizzati, coltivano e propagano la devozione alla Santa Croce ed alla Madonna sotto il titolo di Madre del Divin Pastore, più comune mente Madonna della Montagna di Polsi. Essi danno inizio alla costruzione di una chiesa con annesso cenobio. Estinto nella seconda metà del secolo XV il rito greco in Calabria, i Basiliani di residenza a Polsi si ritirano a Grottaferrata  portando con sè rari e preziosi documenti.
Edward LEAR, scrittore e pittore di paesaggi, durante la sua visita in Calabria nel 1847 conobbe anche la zona di Polsi. " Senza dubbio, egli scrisse, Santa Maria di Polsi è una delle più notevoli  scene che io abbia mai visto; l'edificio è pittoresco ,ma non molto antico, senza pretese di gusto architettonico; ed è situato in alto sopra il grande torrente, che viene in giù dalla vera cima dell'Aspromonte, la cui vetta - Montalto - è il tetto e la corona del paesaggio. Il carattere perpendicolare dello scenario è sorprendente, le rupi boscose da sinistra a destra lo chiudono come le quinte di un teatro; e poichè nessun altro edificio è in vista, l'incanto e la solitudine di questo luogo è completo".