CALABRIA

 


LA RICERCA ARCHEOLOGICA NELLE SALINE

(CALABRIA TIRRENICA MERIDIONALE, RC)


di

FRANCESCA ZAGARI, GIOVANNA COTRONEO,EMANUELA PETTINELLI, FRANCESCO PIZZUTI,

FRANCESCA RAPONE


I. INQUADRAMENTO STORICO-GEOGRAFICO 


In questa sede, si vogliono presentare, in forma preliminare,i  risultati della ricerca condotta 

sull'insediamento medievale delle Saline; area collocata immediatamente a nord del Reggino,

compresa tra il mare Tirreno, l'Aspromonte e la Piana di Rosarno. Si tratta di un territorio

geograficamente molto articolato, che include la costa  con centri portuali di origine romana

pre-romana, come Taurianum , la pianura (Piana di Gioia Tauro), la montagna (Aspromonte)

ed i fiumi (tra i quali spicca il Metauro-Petrace). La prima testimonianza del toponimo Saline,

collegato alla presenza di ristagni d'acqua lungo il corso del Petrace, è stata vista nella

leggendaria Vita Tauri, inserita nella Vita di S. Pancrazio di Taormina, alla quale farebbe

riferimento anche la Vita greca di S. Fantino di Tauriana, scritta dal vescovo Pietro tra la metà

dell'VIII ed i primi venti anni del IX secolo (ROSSI TAIBBI 1962,p. 206; GUILLOU 1971, p. 23;

SALETTA 1963, p. 44; ANGIÒ 1997, pp. 61-69). Il toponimo fu quindi usato per identificare il

luogo in cui S. Elia il Giovane costruì il suo monastero e, alla fine dell'età bizantina, viene citato

nel Brebion di Reggio e nella Vita di S. Luca, vescovo di Isola di Capo Rizzuto. (ROSSI TAIBBI

1962, rr. 595,762, 782, 1157, 1166, 1403,1607; GUILLOU 1974, pp. 507-511; SCHIRÒ 1954, p.

84, r. 58).

Le Saline figurano poi come sede di una turma nella raccolta dei 47 atti di donazione alla

cattedrale di S. Agata, risalenti al periodo compreso tra il 1050 ed il 1064/1065 d.C. Si tratta di

una città episcopale fondata intorno alla metà dell'XI secolo presso un precedente kastron di

nome Oppido, che è forse identificabile con l'antica Mamerto, attualmente oggetto di campa-

gne di scavi (GUILLOU 1971; COSTAMAGNA, VISONÀ 1999). La menzione delle Saline continua

anche dopo l'età bizantina nell'espressione "vallis Salinarum" (all'inizio dell'epoca normanna) e

come nome di un  villaggio, collocato probabilmente al di fuori dell'omonima zona

(GUILLOU1974, p. 62, r. 374 ; ROSSI TAIBBI 1962, pp. 205-206; PONTIERI 1964, pp. 157, 181).

F.Z.


II. LA RICERCA: DATI ACQUISITI E PROSPETTIVE PER IL FUTURO *


Pur essendo ormai da tempo acclarata l'importanza storica delle Saline medievali, la zona è

stata raramente interessata da indagini archeologiche mirate. Una tesi di dottorato di ricerca

in Archeologia e Antichità post-classiche (III-XI secc.) presso l'Università degli Studi di Roma

"La Sapienza" (in corso di pubblicazione), ad opera di chi scrive, è stata l'occasione per iniziare

una serie di indagini su abitati ed organizzazione del territorio, in epoca tardoantica e

medievale, in una zona di cui erano noti (attraverso le fonti scritte) l'importanza produttiva ed

il rilievo del fenomeno monastico, ma non gli aspetti materiali e le dinamiche del popolamento

e dello sfruttamento delle risorse. Le indagini hanno incluso scavi archeologici (chiesa di S.

Fantino a Tauriana di Palmi e monastero di S. Marina a Delianuova), ricognizioni di superficie,

rilievi e campionature murarie, studio di reperti da scavi contemporanei e di manufatti trovati

in passato e ricostruzione della produzione anche mediante il confronto con attività tradiziona-

li, condotte con metodi pre-industriali, nello stesso territorio. Gli esiti positivi della ricerca spin-

gono, quindi, verso la prosecuzione degli scavi archeologici in corso e verso l'indagine  in altri

siti (con diversa natura insediativa) e lo studio di ulteriori manufatti. 

F.Z. 


Nel territorio dell'odierno Comune di Palmi, si trovava l'antica città di Tauriana, in corrispon -

denza di un porto di origine naturale. Essa acquisì un'organizzazione di tipo urbano in epoca

italica, con la presenza dei Tauriani, attestati anche a Mella-Oppido (COSTAMAGNA,VISONÀ

1999; AGOSTINO 2001). I centri urbani romani e medievali delle Saline mostrano, infatti, un

forte legame con l'insediamento italico: le due città che si succedono nell'ambito della storia

altomedievale della regione (Tauriana e S. Agata-Oppido) costituiscono i due poli di quell'asse

che sembra essere stato l'elemento portante dell'organizzazione italica del territorio. Mentre la

prima Oppido perde importanza dopo la fine del periodo romano, Tauriana continua ad essere

un centro di prima grandezza, sede vescovile almeno dal VI sino all'XI secolo. In epoca altome-

dievale, l'abitato di Tauriana, sebbene poco noto da fonti archeologiche, parrebbe aver conser -

vato le caratteristiche salienti dell'insediamento di età romana: estensione su entrambe le rive

del fiume Metauro (odierno Petrace), presenza di uno o più porti, aree produttive collocate tra

il porto e la città o sui pianori circostanti. Oltre al porto ed alla pesca, la fertilità della terra do-

veva essere una delle più importanti risorse di Tauriana e la vicinanza alla viabilità principale

di età romana e al fiume Metauro garantiva, inoltre, la possibilità di rapidi spostamenti, per

mare e per terra, di merci e persone.

La più dettagliata fonte scritta su Tauriana altomedievale è la sopra menzionata Vita greca di

S. Fantino il Vecchio (una biografia e una raccolta di venti miracoli), opera di un certo Pietro,

originario di Tauriana e, probabilmente, vescovo di Siracusa (ACCONCIA LONGO 1995;  Ead.

1999;MINUTO 2003). Strutture di epoca tardoantica-altomedievale sono state individuate pres-

so il porto, mentre il pianoro che aveva ospitato il centro monumentale della città italica e ro -

mana sembra essere stato monopolizzato, dal punto di vista insediativo, dalla presenza del 

santuario di S. Fantino e da quella, molto più evanescente, del vescovo. S. Fantino è un Santo

locale, morto agli inizi del IV secolo, oggetto di un notevole culto durante l'epoca bizantina. La 

chiesa a lui dedicata sorse nel suburbio meridionale dell'antica città, con funzione funeraria 

dall'epoca imperiale sino, almeno, al V-VII secolo, quando risulta essere il cimitero episcopale 

di Tauriana. L'antica tomba del Santo viene identificata, dal vescovo Pietro, in un ambiente ipo- 

geo (c.d. "cripta") che riutilizza strutture romane legate alla conservazione-distribuzione del-

l'acqua,a loro volta realizzate con materiale di epoca precedente (DE SALVO 1886; SETTIS

1987; COSTABILE 1976; BUONOCORE 1985; ID. 1987; AGOSTINO 2001).

F. Z.


Bolli laterizi


Un'accurata indagine delle strutture murarie della cripta ha messo in luce una modesta quanti-

tà di materiale laterizio bollato, certamente reimpiegato in tempi diversi e riconducibile a di -

 stinte fasi di edificazione dell'ambiente ipogeo. È evidente che il riutilizzo di tali manufatti, in-

crementato dall'ampia disponibilità di laterizi presenti nel territorio, si protrasse fino al mo -

mento della costruzione delle due pareti est ed ovest, più tarde rispetto a quelle sud e nord.

Sono stati individuati complessivamente diciotto bolli iscritti: diciassette esemplari con legen-

da in lingua greca, databili al IV-III secolo a.C., e un unico documento inciso in caratteri latini

da ricondurre cronologicamente al II secolo d.C. Disposti sulle quattro pareti della cripta, i bol-

li sono iscritti all'interno di un cartiglio rettangolare oppure a tabula ansata, ad eccezione del-

l'esemplare latino per il quale sembra logico ipotizzare, stando all'andamento delle lettere, un

originario cartiglio circolare, del quale tuttavia non risultano visibili i contorni. I bolli recano 

una breve legenda, caratterizzata da un antroponimo posto al genitivo, che svela l'identità del

proprietario della figlina. Nonostante le difficoltà interpretative poste da un documento parti -

colarmente lacunoso, nella maggior parte dei casi il ripetersi di formule onomastiche già pre-

senti nello stesso contesto ha consentito una lettura agevole. È attestato ben sei volte il nome

Armodskou , già noto a Tauriana: l'interpretazione del nesso posto a fine di parola (kou) sem-

bra accettabile, ma non si può escludere che si tratti di un simbolo, ovvero di un contrassegno

di fabbrica (SETTIS 1987, p. 91).  Alla difficoltà di risalire al centro di produzione di questi 

esemplari, si contrappone l'ampia diffusione e circolazione di essi. È possibile che nel territo-

rio di Tauriana e dintorni fossero attive delle figline, ma sembra più logico credere che la pro -

duzione di questi materiali con bolli in lingua greca avvenisse a Reggio, centro rinomato, par-

ticolarmente in età ellenistica, per l'abbondanza di materiale edilizio realizzato in scala indu-

striale (D'AMORE 1998, pp. 292-293).

G. C.




Palmi


Durante una campagna di scavi appena conclusa, condotta in collaborazione con la

Soprintendenza Archeologica della Calabria e presto oggetto di pubblicazione anche grazie

all'interessamento del Comune di Palmi, è stata riportata alla luce la chiesa di S. Fantino di cui

parla il vescovo Pietro: una struttura basilicale triabsidata, con portico sulla fronte, solo in

minima parte individuata durante un breve intervento nel 1993 (AGOSTINO 1999). Tale luogo di

culto fu poi riutilizzato nell'ambito di una chiesa cinquecentesca, con una nuova decorazione

affrescata e un nuovo altare laterale con relativa suppellettile liturgica.

Cinque frammenti di plutei lapidei con decorazione vegetale entro riquadri (conservati

nell'Antiquarium di Palmi) appartengono ad un grosso rifacimento della chiesa altomedievale

e, assai simili a quelli rinvenuti a S. Martino di Copanello (CZ), sembrano di produzione locale.

In assenza di strutture (oltre alla chiesa in questione), risultano essere particolarmente

importanti, per conoscere la Tauriana altomedievale, i materiali attribuibili alla tarda Antichità

e all'alto Medioevo che, sporadicamente e nel corso del tempo, sono stati rinvenuti sul pianoro

di S. Fantino e che testimoniano l'occupazione dell'area dell'antica città anche in età post-

classica. Nell'alto Medioevo, il tessuto urbano di Tauriana doveva comunque essere

seriamente compromesso poiché il vescovo Pietro scrive di devastazioni in tempi recenti

che hanno riguardato la parte centrale della città e, prima di lui, Gregorio Magno parla di una

occasione barbarica che costrinse i monaci e il clero di Tauriana a rifugiarsi, 

temporaneamente, a Messina (RUSSO 1974, I, 23, p. 36).

F. Z.


Manufatti sporadici dal pianoro di S. Fantino. 


Appartengono a collezioni private diversi manufatti, rinvenuti sul pianoro di S. Fantino, che si

riferiscono al periodo compreso tra IV e VIII-IX secolo. Tra di essi, segnaliamo un follis di

Costantino I, con, sul dritto, la testa laureata dell'imperatore volta a destra e intorno la legenda

«CONSTANTINVS AVG»; al rovescio, figura un accampamento o la porta di una città

sormontata da due torrette e da una stella, con «PROVIDENTIAE AVGG». Il tipo del rovescio è

quello utilizzato principalmente nei folles di 1/96 di libbra (3,41 g), coniati da Costantino I

prima dell'anno 330. La porta di città si ritrova, comunque, lungo tutto il IV secolo. Altre

quattro monete sono di difficile lettura a causa del cattivo stato di conservazione: un probabile

follis di Costantino I, coniato prima dell'anno 330, e tre folles posteriori al 335, anno in cui

il peso di questa moneta fu ridotto a 1/192 di libbra (1,70 g).

Nella prima moneta, sul dritto, è visibile la testa laureata dell' imperatore rivolta a destra, con

intorno l'iscrizione «CONSTANTINVS AVG» e, al rovescio, intorno ad una ghirlanda che doveva

contenere una iscrizione relativa ai vota dell'imperatore, si legge «DN CONSTANTINI» (da

completarsi,forse, con «MAX AVG»); le altre monete, probabili emissioni in bronzo dei figli di

Costantino I, recano gli stessi tipi di quella precedente, con, in un esemplare, l'iscrizione

«CONSTANTINVS» o «COSTANTIVS AVG». Si segnala, inoltre, un sigillo di piombo (con il nome

 di un Alessio hypatos), sempre proveniente dal pianoro e attribuibile

all'VIII-IX secolo (ZAGARI 2001).

F. R.


Sebbene la tradizione attribuisca alla metà del X secolo l'abbandono di Tauriana a causa di un

sacco saraceno, la città mostra ancora segni di continuità di vita dopo la metà dell'XI secolo,

anche se privata della dignità episcopale: soprattutto in corrispondenza della chiesa di S.

Fantino, si assiste al succedersi di tutte quelle strutture di accoglienza e di cura del luogo di

culto che fa tornare alla mente analoghe e coeve situazioni presso cattedrali e santuari di altri

centri italiani (PANI ERMINI 1989, pp. 857-867.) In tal senso, si possono forse leggere le

epistole di Gregorio Magno che mostrano una stretta connessione tra il vescovo di Tauriana,

i monaci e un monastero in particolare.

Nella cripta, lacerti di un importante ciclo di affreschi di scuola bizantina, databili all'inizio

dell'epoca normanna, attestano la continuità di vita del santuario e un recupero del vano

ipogeo che, nell'alto Medioevo, risultava essere stato abbandonato, dopo aver trasferito le

 reliquie del Santo nell'altare della chiesa superiore, a causa della presenza d'acqua.

F. Z.


Gli affreschi nella cripta 


All'interno della cripta di San Fantino, sono presenti alcuni significativi frammenti della

decorazione ad affresco che, probabilmente, ricopriva l'aula per intero. Si tratta di tre Santi

vescovi, posti sulle pareti laterali dei pilastri che delimitano la terza nicchia (da ovest) delle

quattro aperte nella parete sud: sulla parete est, è stato riconosciuto, per la didascalia dipinta

(O A. KPICOCTOMOC), S. Giovanni Crisostomo; altre due figure in abiti episcopali, interpretate

come S. Basilio e S. Gregorio, sono dipinte sul fondo della nicchia e nella parete ovest

dell'altro pilastro. In alto, l'intradosso dell'arco è ornato da disegni geometrici (linee e

clipei) e la fronte del pilastro presenta decorazioni, forse architettoniche, di color seppia, con

un tratto verticale blu e rosso (COSTABILE 1976, pp. 103-105). Sulla base di confronti molto

stringenti presenti nella stessa Calabria e in Puglia, gli affreschi superstiti della cripta di S.

Fantino sembrano attribuibili alla seconda metà dell'XI secolo (ZAGARI c.s., su cortese

indicazione della Prof.ssa Marina Falla Castelfranchi).

In particolare, si ricordano gli affreschi del secondo strato della chiesa di S. Nicola a Scalea

 (S. Nicola e S. Giovanni Crisostomo), la raffigurazione di S. Giovanni Crisostomo in una

miniatura dell'Exultet I della Cattedrale di Bari, S. Nicola e S. Biagio vescovo a Carpignano

Salentino,un Santo vescovo a Mottola (presso la cripta di S. Nicola), i Santi vescovi raffigurati

tra i dieci Padri della Chiesa orientale nell'abside di S. Marina a Muro Leccese, un Santo

vescovo nell'abside di S. Stefano a Soleto, S. Nicola nella cripta di Coelimanna a Supersano e

S. Nicola nella cripta del Crocefisso a Ugento. Molteplici sono anche i confronti in Campania,

come attesta la raffigurazione di un Santo vescovo acefalo nel ciclo pittorico del complesso di

San Pietro a Corte a Salerno, datato al XIII secolo. 

Nella campagna di scavi 2003 a S. Fantino, si è avuta l'eccezionale scoperta di un'altra

porzione dello stesso ciclo di affreschi, che potrebbe occupare l'intera parte inferiore (ca.

1,5 m di altezza×2 m di larghezza) della parete est della cripta. Tale strato dipinto si è infatti

miracolosamente salvato a causa della successiva sovrapposizione di altri intonaci e di una

vasca. Del resto, proprio per la parete est, le cronache relative alla scoperta del vano ipogeo

nel 1952 raccontano di affreschi policromi, parzialmente asportati. A causa dell'umidità del

 luogo, non tutta la nuova decorazione è stata messa in luce: nella sua parte inferiore, si vede

un elemento rettangolare allungato, delimitato da linee verticali azzurre e riempito da cerchi,

anch'essi azzurri, disposti orizzontalmente e con, all'interno, elementi floreali in rosso su fondo

giallo. Questo motivo decorativo appare in molti affreschi di scuola bizantina, anche di età

normanna.

Un significativo confronto si trova nella teoria di Santi della Madonna Eleusa a San Pietro a

Corte a Salerno: uno dei Santi rappresentati, a tutt'oggi non identificato, presenta un simile

ornamento (decoro a cerchi bianchi) nell'abito, coperto

dalla tunica (MAURO 2000 pp. 33-42).

E. P.



San Fantino 


Sempre sotto il segno della continuità di vita sul pianoro devono essere letti i ritrovamenti di

 manufatti bassomedievali che, purtroppo provenienti da contesti sconvolti negli

anni '50, appartengono all'area della chiesa, o meglio, il complesso di S. Fantino. Infatti, oltre

al luogo di culto, alla cripta e al portico (dove venivano curati i malati), le fonti scritte

parlano di uno o più monasteri che, dall'alto Medioevo, hanno continuato a vivere sino quasi ad

età contemporanea: nell'opera del vescovo Pietro, compare più volte un cenobio femminile,

le cui monache si prendevano cura del santuario e, già precedentemente, dovevano esistere a

Tauriana monasteri maschili (forse anche a S. Fantino), come attestano due epistole di

Gregorio Magno del 16 marzo 591. La sicura testimonianza di un monastero maschile presso

il santuario di S. Fantino risale, però, solo alla prima metà del XIV secolo (COSTABILE 1976,

pp. 88, 91-94; D’AGOSTINO 1997, p. 86; FIACCADORI 1994, pp. 728-729; MINUTO 1999, pp.

 318-319).


F. Z.


I manufatti ceramici


Durante la campagna di scavi 2003 a S. Fantino, sono stati rinvenuti diversi frammenti di

ceramica acroma a bande rosse e un frammento di protomaiolica, primo esempio di questo

tipo di ceramica sul pianoro di Tauriana. Sebbene si tratti di manufatti provenienti da strati

legati all'attività di scavo e riempimento degli anni '50, sono pezzi particolarmente indicativi

riguardo alla continuità di vita dell'insediamento intorno alla chiesa di S. Fantino, forse riferibili

a quelle fondazioni monastiche che si succedono durante tutto il Medioevo. Il pezzo di

protomaiolica è un frammento della tesa di una scodella decorata con la classica treccia

in bruno e i punti in verde all'interno degli archi; motivo geometrico spesso presente sulla tesa

delle forme aperte della protomaiolica tipo Gela (Gela Ware). La decorazione principale, qui

perduta, doveva essere invece costituita da motivi vegetali, zoomorfi, antropomorfi o araldici.

I confronti sono soprattutto di ambito siciliano, ma anche con pezzi trovati a Tropea

(PATITUCCI UGGERI 1997, fig. 22, p. 48; DI GANGI, LEBOLE 1997, pp. 162, 164). Il frammento di

 protomaiolica di S. Fantino conferma, quindi, la diffusione lungo le rotte tirreniche di tale tipo

di ceramica che, poco costosa, ebbe un grande successo commerciale grazie all'opera di

Genovesi e Pisani. Inoltre, questo manufatto ben si associa agli esemplari di ceramica dipinta

sotto vetrina, trovati nello scavo di S. Marina di Delianuova, che imitano i motivi della invetriata

stannifera, soprattutto di ambito siciliano.

Tra i reperti di Delianuova, si cita un pezzo riferibile al cavetto di una scodella, la cui

decorazione, in bruno, rappresenta un goffo pesce squamato  che trova confronti

sia in area pugliese che in quella siciliana, anche su piastrelle pavimentali (PATITUCCI UGGERI

 1997, fig. 22, p. 48).

F. P.


Con il ridimensionamento di Tauriana, si assiste ad un lento popolamento del più arretrato

pianoro meridionale (odierna città di Palmi), forse con una fase intermedia costituita da un

abitato rupestre collocato tra la città antica e il centro tardomedievale. La contrada ad palmas

 - la cui più antica menzione risale agli inizi del XIV secolo  (MARTORANO 2001, pp. 229- 231)-

viene fortificata e dotata di una serie di torri di avvistamento, intorno alla metà del XVI secolo,

su iniziativa del vicerè spagnolo e ad opera del duca Carlo Spinelli di Seminara.

La Cittadella (o Carlopoli dal nome del fondatore) figura in un bassorilievo nel quale è

rappresentato l'ingresso di Carlo V a Seminara e in una medaglia bronzea. Si tratta di una

struttura a pianta rettangolare e con 4 torri angolari,di cui sono stati recentemente riconosciuti

dei resti (ZAGARI 2002). Oltre alla ormai distrutta torre di San Francesco, sul promontorio di

Capo Barbi, venne contemporaneamente edificata quella di Pietrenere, che ancora svetta

sul pianoro di San Fantino.


F. Z.



Delianuova e il monastero di S. Marina: dall'abitato bizantino alle testimonianze tardomedievali.





Monastero Santa Marina


Il paese di Delianuova, frutto dell'accorpamento piuttosto recente degli antichi borghi di

Pedavoli (da tempo identificato con un chorion di età bizantina) e Paracorio, conserva i resti di

un monastero di probabile origine bizantina, collocato in località "S. Marina" attualmente og-

getto di scavi che hanno portato alla scoperta di ambienti e materiali risalenti al tardo Medioe-

vo. Tale fondazione presenta infatti una lunghissima continuità di vita, probabilmente sino al

terremoto del 1783 (GUILLOU 1972; MINUTO 1999, pp. 429-431; AGOSTINO, ZAGARI 2001).

Accanto alla chiesa, ristrutturata più volte oggi totalmente spogliata, sono stati identificati 

identificati alcuni vani che hanno restituito materiali databili tra la seconda metà del XIII e il

XIV secolo: in particolare, è stato messo in luce un ambiente a pianta rettangolare allungata, 

con copertura fittile ("a coppi e controcoppi") sostenuta da una travatura lignea e crollata in 

seguito ad un incendio. Sono state individuate diverse tipologie (per forma ed impasto) di cop-

pi e di tegole, oltre a sporadici laterizi, e sono stati indagati gli usi primari  e secondari (anche

nell'ambito regionale) di tali materiali. Per la ceramica comune, si segnalano quella da fuoco,

spesso invetriata e di produzione locale (tra le forme spiccano olle e pentole), e quella acroma

che include anforacei decorati a bande rosse.Numerosi sono i frammenti diceramica rivestita: 

le invetriate verdi, bruno-verdi e policrome, la dipinta sotto vetrina e la protomaiolica, anche 

monocroma.Per il vetro, è attestata l'assoluta preminenza di contenitori da mensa, soprattutto 

di bicchieri con bugne applicate, accanto ad una lampada vitrea da sospensione,spesso legata

ad ambienti monastici e a luoghi di culto (STIAFFINI 1999, pp. 118-119). Tali reperti si associa-

no al ritrovamento di uno scarto di lavorazione, ad alcune scorie di produzione non metallurgi-

ca e ad un frammento di parete di forno con l'imbocco per la tuyère, individuati al di fuori dei

saggi indagati archeologicamente. Estremamente scarsi sono i reperti metallici: 15 pezzi che

vanno dagli elementi da costruzione (chiodi e copiglie per porte), a ferri per equino ad un

crocco di balestra, unico manufatto metallico di S.Marina sinora datante.


F.Z.


NOTA

* La ricerca si è avvalsa della proficua collaborazione della Soprintendenza Archeologica della

 Calabria. In proposito, desidero ringraziare la Dott.ssa Elena Lattanzi, Dirigente Superiore

della Soprintendenza Archeologica della Calabria, per il costante interesse verso queste

indagini, e la Dott.ssa Rossella Agostino, Direttrice Archeologa, per la disponibilità

dimostrata. Inoltre, un sentito ringraziamento va al Collegio dei Docenti del dottorato di ricerca

in Archeologia e Antichità post-classiche (secc. III-XI), con sede amministrativa presso

l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza " e con sedi consorziate nelle Università di Bari,

Chieti G. D'Annunzio, di Roma "Tor Vergata", di Torino-Vercelli.


BIBLIOGRAFIA


ACCONCIA LONGO A. 1995, La vita e i miracoli di S. Fantino di Tauriana e l'identificazione

dell'imperatore Leone eretico, «Rivista di Studi bizantini e neoellenici», n.s. 32, pp. 77-90.

ACCONCIA LONGO A. 1999, Tradizioni agiografiche di Calabria: la vita e i miracoli di S. Fantino

di Tauriana, in S. LEANZA (a cura di), Calabria Cristiana. Società Religione Cultura nel territorio

della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. Dalle origini al Medio Evo, Atti del Convegno di studi

(Palmi-Cittanova, 21-25 novembre 1994), Soveria Mannelli, pp. 527-538.

AGOSTINO R. 1999, Nuovi dati archeologici dall'area del complesso cristiano di S. Fantino, in

S. LEANZA (a cura di), Calabria Cristiana, cit., pp. 191-210.

AGOSTINO R. 2001 (a cura di), Palmi un territorio riscoperto. Revisioni ed aggiornamenti. Fonti

e ricerca archeologica,Soveria Mannelli.

AGOSTINO R., ZAGARI F. 2001, Gli scavi di S. Marina a Delianuova (RC): relazione preliminare

(1999-2001), «Archeologia Medievale», XXVIII, pp. 341-348.

ANGIÒ F. 1997, Tauro, Taureana e le Saline, «Rivista Storica Calabrese», n.s. XVIII, pp. 61-69.

BRUUN PH. D. 1966, The Roman Imperial Coinage, VII, London.

BUONOCORE M. 1985, L'epigrafia latina dei "Bruttii" dopo Mommsen ed Ihm, «Rivista Storica

Calabrese», VI, pp. 327-356.

BUONOCORE M. 1987 (a cura di), Inscriptiones christianae Italiae, 5: Regio III, Regium Iulium,

Locri,Taurianum, Trapeia, Vibo Valentia, Copia, Thurii, Blanda Iulia, Bari.

COSTABILE F. 1976, Il ninfeo romano ed il complesso monastico di S. Fantino a Taurianum,

«Klearchos», XVIII (69-72), pp. 83-119.

COSTAMAGNA L., VISONÀ P. 1999 (a cura di), Oppido Mamertina. Ricerche archeologiche nel

 territorio e in contrada Mella,Roma.

D'AGOSTINO E. 1997, La Diocesi di Tauriana, «Rivista StoricaCalabrese», n.s. XVIII, pp. 71-100.

D'AMORE L. 1998, Contributo all'antroponimia di Rhegion: Perkwniwn, «Zeitschrift für

papirologie und epigraphik», 123,pp. 291-296.

DE SALVO A. 1886, Notizie storiche e topografiche intorno Metauria e Tauriana, Napoli,

Ristampa anastatica, OppidoMamertina 1980.

DI GANGI G., LEBOLE C.M. 1997, Anfore, ceramica d'uso comune e ceramica rivestita tra VI e

XIV secolo in Calabria: prima classificazione e osservazioni sulla distribuzione e la

circolazione dei manufatti, in La céramique médiévale en Méditerranée, Actes du 6e congrès,

Aix-en-Provence, pp.153-165.

FIACCADORI G. 1994, Calabria tardoantica, in S. SETTIS (a cura di), Storia della Calabria

Antica. II: Età italica e romana,Roma-Reggio Calabria, pp. 707-762.

GUILLOU A. 1971, La tourma des Salines dans le thème de Calabre (XIe siècle), «Mélanges de

l'École Française de Rome Moyen Âge», 83, pp. 9-29.

GUILLOU A. 1972, La Théotokos de Hagia-Agathè (Oppido) (1050-1064/1065), Corpus des

actes grecs d'Italie du sud et de Sicile. Recherches d’historie et de géographie, 3, Città

del Vaticano.

GUILLOU A. 1974, Le Brébion de la Métropole byzantine de Région (vers 1050), Corpus des

actes grecs d'Italie du sud et de Sicile. Recherches d'historie et de géographie, 4, Città

del Vaticano.

MARTORANO F. 2001, Da Carlopoli a Palmi. Progetti e realizzazioni dal XVI ai primi del XX

secolo, in R. AGOSTINO (a cura di), Palmi un territorio riscoperto. Revisioni ed aggiornamenti.

Fonti e ricerca archeologica, Soveria Mannelli, pp. 229-275.

MAURO D. 2000, Il Ciclo Pittorico del Complesso di San Pietro a Corte, in AA.VV., San Pietro a

Corte. Recupero di una memoria nella città di Salerno, Napoli, pp. 33-42.

MINUTO D. 1999, Notizie sui monasteri greci nell'odierna Piana di Gioia Tauro fino al secolo

XV, in S. LEANZA (a cura di),Calabria Cristiana. Società Religione Cultura nel territorio

della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. Dalle origini al Medio Evo, Atti del Convegno di studi

(Palmi-Cittanova, 21-25 novembre 1994), Soveria Mannelli, pp. 317-462.

MINUTO D. (a cura di) 2003, Pietro, vescovo occidentale, La vita e i miracoli del Santo e

glorioso servo di Cristo, Fantino, Reggio Calabria.

PATITUCCI UGGERI S. 1997, La protomaiolica: un nuovo bilancio, in EAD. (a cura di), La

protomaiolica. Bilancio e aggiornamenti, Firenze, pp. 9-61.

PANI ERMINI L. 1989, Santuario e città fra tarda antichità e altomedioevo, in Santi e demoni

nell'alto Medioevo occidentale (secoli V-XI), XXXVI Settimana di studi del C.I.S.A.M. (Spoleto,

7-13 aprile 1988), Spoleto, pp. 837-877.

PONTIERI E., 1964, Tra i Normanni nell'Italia meridionale, Napoli,Edizioni Scientifiche Italiane.

ROSSI TAIBBI G. 1962 (a cura di), La vita di S. Elia il Giovane,Istituto siciliano di Studi Bizantini

e Neoellenici. Testi e monumenti.Testi 7, vite dei Santi siciliani III, Palermo.

RUSSO F. 1974, Regesto Vaticano per la Calabria, I, Roma.

SALETTA V. 1963, Vita S. Phantini Confessoris (ex Codice Vaticano Graeco, n. 1989, Basil.

XXVIII), Roma.

SCHIRÒ G. 1954, Vita di S. Luca vescovo di Isola di Capo Rizzuto Istituto siciliano di studi

bizantini e neoellenici. Testi e monumenti.Testi, 2. Vite dei santi siciliani, I, Palermo.

SETTIS S. 1987, Tauriana (Bruttium): note storico-archeologiche, in ID. (a cura di), Archeologia

in Calabria. Figure e temi, Roma-Reggio Calabria, pp. 63-105.

STIAFFINI D. 1999, Il vetro nel Medioevo. Tecniche Strutture Manufatti, Roma.

ZAGARI F. 2001, Una testimonianza di Tauriana bizantina: il sigillo plumbeo da S. Fantino, in

AGOSTINO 2001, pp. 215-226.

ZAGARI F. 2002, Settlement in the "Salinae area", from Late Antiquity to the Middle Ages: an

example of sovereignty changes in Southern Italy, Papers of the 3rd International Conference

of Medieval and Later Archaeology (10th-15th September 2002), I, pp. 234-244.

ZAGARI F. c.s., L'organizzazione del territorio dei Bruttii tra Tardoantico e alto Medioevo:

genesi e sviluppo della turma delle Saline, Tesi di dottorato di ricerca in Archeologia e

Antichità post-classiche (secc. III-XI), Università degli Studi diRoma "La Sapienza", XV ciclo.